lunedì 24 marzo 2014

Il ritorno a casa (parte prima)

tic tic tic tic tic ... l'orologio gigante sul muro della cucina, che è anche un soggiorno, che è anche una camera da letto, che è anche una cabina armadio, scandisce i secondi rimbombando nel soffitto alto quattro metri del mio nuovo mini loft di milano.
eh già, miniloft. 
a milano non si dice monolocale a piano terra senza balconi. 
si dice mini loft.
e non importa se ti senti preciso preciso a pozzetto in ragazzo di campagna, quando si trasferisce in città, perché a milano tutto fa fico anche il disagio.
eh si, mi sono già iscritto in palestra, ho già riaperto il mutuo da natura si, ho già fatto colazione coi i goji berries, e ora quel maledetto orologio mi ricorda che non ho un cazzo da fare e che sto osservando quel citofono con la faccia di un innamorato che aspetta un sms dopo dopo le prime due settimane di relazione.
quel citofono non suonerà mai.
perché sono tre giorni che vivo a milano, e non c'è nessuno nei dintorni che possa desiderare che io prepari un caffè, che poi diventa un te, che poi diventa un vino, una pizza, un gin tonic una cazzo di birra.
non c'è terri che passa coi pasticcini, o un rob con du drinks e du situations. non ho neanche il telefono fisso e non posso sentire neanche ilary che mi parla di quanto è stressata ma che poi ridiamo come teenagers che si chiamano doposcuola.
vorrei addirittura sentire le lamentele di erica che si lagna di tutte le spese che bisogna affrontare, che poi alla fine non ne paga mai mezza ed è per quello che sono tante. insomma mi mancano i miei amici, quelli fatti a roma, quelli che incontri quando hai già superato i trenta e che con molta probabilità ti porterai avanti fino alla fine perché sono quelli con cui non litighi per le stronzate, perché ognuno infondo c'ha i suoi cazzi e nessuno c'ha voglia di tutto insieme for ever and ever.
allora che fare? scorrere la rubrica in cerca di un amico milanese che non stia facendo uno shooting, un happening , un ape di lavoro,o che non si stia facendo un etto di coca, o mezzo mondo su grindr?
No. 
sono ancora troppo grasso per far finta di gioire di fronte a due carote in pinzimonio del bulgari hotel.
e sono ancora abbastanza intelligente da non riuscire a sorridere di fronte a due foglie di alloro panate del diana majestic
ho deciso.
ho voglia di casa, ho voglia di mamma e di calabria. 
ho voglia di mia sorella, di mio padre che ripete da quarantacinque anni che non sopporta mia madre, ho voglia delle mie nipoti che quando le vedo penso che non ci sia party più bello di un loro sorriso.
ho voglia della gialla, di parlare con lui con gli occhi, ho voglia di svegliarmi nella mia cameretta, ho voglia di sentirmi chiedere cosa mangiamo stasera domani e dopodomani.
e chi me lo impedisce?
sono uno steward , non lavoro per quattro giorni, domani prendo il primo volo per lamezia e vado a mettere sette kili in quattro giorni nell'unico posto che io possa davvero chiamare casa.

martedì 18 marzo 2014

Jo is back come genere....

- pronto?
- ooohhh ma che fine hai fatto?
- sto partendo per milano adesso..che succede?
- sono giorni che io e il mio intestino siamo ai ferri corti. ad un certo punto ho anche smesso con le fibre. sono molto stitica come genere di ragazza. 
e il bello è che continuo a mangiare come una pazza! 
ormai le soluzioni sono due: o morirò di overdose da lassativi o ci sarà presto un'esplosione. 
sono disperato. aiutami ti prego!
- ugo dobbiamo rimandare i consigli ad un altro momento. sono in fila ai security in aeroporto e nel mezzo di un esaurimento da trasloco.
tu intanto beviti un paio di drink con un mix di benzodiazepine. non puoi permettere che il medico legale scriva deceduto per dose massiccia di guttalax.

chiudo.
 poso il telefono insieme alla cintura nel cestino che sta per passare al controllo. ho così tante volte fatto questa operazione che non mi accorgo neanche di farla. sono un frequent flyer automatizzato della rotta roma-milano. talmente frequent che non mi spiego il perché dell'aver lasciato passare tanti anni prima di ritrasferirmi a milano.
ho già fatto un viaggio estenuante in macchina carico come la volvo station wagon di otto marocchini che scendono in calabria da napoli per vendere collanine sulla spiaggia. sono già tornato a roma in aereo ieri per organizzare il trasferimento di quindici colli di vestiti made in china. e adesso sto tornando su a milano a tempo indeterminato. 

prego passi pure. con fare scocciato il security boy che non è neanche male, mi indica il  bagaglio.
mi ricompongo e seguo con passo da soldato il battito del mio cuore fino al gate C19 dove è in corso l'imbarco per milano linate.

arrivai a milano nel duemila. 
ho vissuto con lo zafferano nel cuore fino al duemiladieci.
poi una delusione d'amore , un eccessivo  ricorso ai party e quell'inarrestabile gipsy attitude, mi hanno fatto cadere nel baratro della amatriciana e della coda alla vaccinara.
peccato che quella stessa storia d'amore si fosse ricucita proprio qualche mese più in la tra una bruschetta alla cicoria e una carbonara di enzo a trastevere.
e peccato poi che facendo la scarpetta alla gricia , non ho fatto altro che incontrare gente che aveva grande dimestichezza come me coi party e gli after party.
insomma torno a milano che non ho imparato proprio un cazzo come genere di ragazza.
torno a milano che sono sempre io, con qualche kilo in più , e questa perenne voglia di andare altrove.
torno a milano che forse sto già sbagliando tutto, ma se la faccia non la sbatto per bene contro quel muro io non riesco proprio ad essere contento.
eccheccevoifà.
ciao Roma. 
però per lo meno Jo è tornato.