lunedì 22 ottobre 2012

jo is in L.A.

jo c'è ma è los angeles.

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venerdì 5 ottobre 2012

london love (prima parte, come genere di ragazza)

mi sveglio stranamente riposato.
faccio persino fatica a pensare che sia domenica.
ho dormito sette ore piene. sette ore piene di sabato notte.
anto prepara il caffè e mentre mi chiama dal piano di sotto, la sua voce è attutita da kili di moquette grigia che rivestono la sua casa al centocinquantasei di oxley close.
un sole debole illumina bermondsey questa mattina.
sorrido a pensare di sentirmi fortunato per questo oggi, quando il sole caldo e pieno era routine a roma.
ho la mia tazzona di caffè in mano, la sigaretta nell'altra mentre i piedi nudi sbucano fuori dal plade che  ricopre le mie gambe.
sono seduto fuori, sul muretto davanti l'ingresso di casa.
ho la testa appoggiata sui mattoni a vista con lo sguardo al cielo.
quel sole leggerissimo sparisce di tanto in tanto, dietro dei nuvoloni che sembrano dar vita  alle forme più strane.
ne passa uno veloce che sembra una pecora in fuga dal gregge, intervallata poi da uno spazio azzurro, e poi ancora altri nuvoloni a formare delle lettere. mi diverto a creare delle parole.
mentre spengo la sigaretta avvicino i piedi a riscaldarsi tra di loro.
i vicini di casa separano i rifiuti nei contenitori per la raccolta differenziata.
frank, nella villetta di fronte, sistema la bicicletta. ha intenzione di pedalare fino a richmond oggi.
il caffè è ormai freddo quando indosso i calzettoni e le mie adidas che hanno combattuto nei peggiori club negli ultimi anni. le porto ancora , a dispetto di tutti quelli che mi hanno detto che sarebbe ora di buttarle.
indosso il giubbotto oversize di pelle nera, e le cuffie con l'ipod, e uno sciarpone lungo un kilometro. e non mi importa se ho ancora su i pantaloncini di seta viola con cui ho dormito.
vado da tesco. io adoro andare da tesco.
il supermercato la domenica mattina non è altro che la più variegata rappresentazione di etnie, di famiglie che fanno scorta di carta igienica in tre per due, e di giovani colorati con facce da after.
prendo due cornish pasties di carne, uno smoothie mango e mela e un cartone di succo d'arancia in offerta e un brick di latte made in scotland.
antonio mi invia un sms; vuole le girelle alla cannella, e mi intima di sbrigarmi; dobbiamo raggiungere  gli altri ad east london.
incontriamo sofie all'incrocio di bethnal green con shoreditch high street.
la vedo da lontano mentre si avvicina con la sua bicicletta nera, coi freni sui pedali, come quelle che si vedono in giro ad amsterdam.
le margherite che si intrecciano nel cestino della bici sono perfette con il suo look anni ottanta, con i suoi capelli platino spettinati e col suo sguardo per niente contento di chi ci aspetta da troppo.
io e sofie abbiamo aperto una boutique non lontana dalla brick lane gallery.
chiamarla boutique è riduttivo.
il nostro è uno spazio in cui capi d'abbigliamento vintage si mescolano a borsette chanel che nessuno credeva si potessero più trovare in giro. uno spazio in cui la camicia di seta stampata di versace che la gialla comprò nel novantadue, ora è indossata da un manichino da donna con una cinta in lurex che gli fa trattenere il respiro con degli stivaloni di pelle nera raggrinzita alla cercasi susan disperatamente.
uno spazio in cui il la sperimentazione musicale si unisce alla sperimentazione culinaria della bakery che ci sta accanto, mentre con un martini in mano hai la possibilità di avere un taglio di capelli anni ottanta anche tu.
io insisto per chiamare il nostro posto 'jeanne rancon', come il falso nome che la contessa du barry utilizzò quando a quindici anni arrivò a parigi per lavorare come grisette: commessa e puttana part time.
la verità è che dopo ogni giro di birre i nomi diventano tanti, e ne troviamo sempre di geniali.
così, a poche settimane dall'apertura, non abbiamo ancora nessuna insegna ad indicarci.
angelo è in ritardo.
ieri sera ha suonato all'egg.
il suo dj set è stato un successo.
ci fermiamo da pizza east.
lo aspettiamo qui.







mercoledì 3 ottobre 2012

smalltown boy




è la seconda notte che erica si è trasferita a casa mia. è la seconda notte che questa adesso è casa nostra.
abbiamo passato un pomeriggio demenziale tra scatoloni di libri, cartoni di pizza e birre moretti.
le nostre complesse personalità da ricerca psicoanalitica dell'università della columbia stanno adesso plasmando attraverso libri, viaggi e disordine l'appartamento in cui vivevo.
vado a prendere altre due birre alla pizzeria caselli, quando torno fammi trovare cinque dvd tra cui scegliere e ce lo guardiamo nel mio letto.
gus van sant dirige il premio oscar sean penn nel ruolo di harvey milk, l'attivista del movimento omosessuale degli anni settanta che si battè in difesa di una legge per i diritti dei gay di san francisco.
tra venti giorni circa partirò per la california e non sono ancora sicuro su quale sia il miglior percorso da seguire nelle dodici notti nella terra dei sogni.
mi addormento con le scene di un quartiere castro appena nato.
mi addormento con le immagini sapientemente dirette di quelli che furono i primi movimenti che hanno contribuito a farmi sentire oggi orgoglioso e senza paure.
non è stata sempre così la mia vita.
non è stata sempre libera e consapevole come oggi.
anzi consapevole lo è stata sempre.
sin da quando da ragazzino ascoltavo i commenti dei grandi; sin da quando da ragazzino mi sentivo stracciato in mille pezzi dai commenti dei compagni di scuola e dentro di me ripetevo che sarei diventato qualcun altro, che mi sarei evoluto in qualcosa di migliore di quello per cui ero deriso di nascosto.
sì ero perfettamente consapevole di tutto anche quando già maggiorenne di fronte alla molteplice scelta delle università che avrei intrapreso di lì a breve, mia sorella mi disse guardandomi negli occhi che sarei dovuto andare il più lontano possibile, così che la vergogna sarebbe stata più gestibile in caso.
quando non hai la possibilità di fortificarti con l'esperienza queste cose erano come lame che quotidianamente laceravano la tua carne.
andrò a milano.
farò economia.
tutti saranno felici, tanto sono abbastanza intelligente da rendere felice tutti meno che me.
effettivamente le mie predizioni da meno che adolescente si rivelarono veritiere.
perchè è vero che mi sono trasformato in qualcosa di migliore.
mi sono trasformato in me stesso.
in me stesso punto e basta.
e sono stato capace di educare io  la mia famiglia dopo essere stato educato.
nessuna presunzione di essere migliore di nessuno.
nessun vittimismo.
niente che mi faccia avere la consapevolezza di saperne in più di nessun altro.
eppure ancora la strada affinchè non si abbia più l'arroganza di sentirsi migliori degli altri è lunga.
forse è ancora più impervia e inaffrontabile tra le persone che credono di sentirsi aperte e moderne.
ma scusate ma chi vi ha chiesto di essere di larghe vedute?
che cosa significa essere di mentalità aperta quando avete già le vostre risposte?
devo essere una persona moderna per far sì che luca e marco, professionisti e maschi vedano la loro unione legalizzata, mentre un renato e alben della cage aux folles no?
"..i gay sono così, i gay enfatizzano troppo..i gay sempre  vittime, i gay , i gay...i gay"
oh ma quanta cazzo di esperienza c'avete?
ne avete talmente tanta da confondere la personalità con l'identità di genere?
l'identità di genere?
ahahahah
vorrei tanto sapere quanta identità c'è in quello che sembrate, in quello che mostrate, in quello che volete far credere di essere.

domenica pomeriggio eravamo in chill out a casa di terry.
abbiamo ballato sui divani, abbiamo giocato come adolescenti in casa mentre i genitori sono fuori.
abbiamo cantato sui video di ambra angiolini.
e abbiamo ascoltato musica.
cazzo che musica.
e poi ho messo su i bronski beat, il trio britannico synth pop degli anni ottanta.
metto una extendend version di quasi dieci minuti.
rimaniamo zitti.
leggiamo il testo bianco sullo schermo nero.
è un fottuto capolavoro, penso.
dopo averla ascoltata ho voglia di tornare  a casa.
cammino tra le strade di monteverede, mentre una fitta pioggia lava roma.
un pò mi commuovo.
 un pò rido.




Smalltown boy, 1984 - Bronski Beat - Album: the age of consent

But you never cried to them
Just to your soul
No you never cried to them
Just to your soul

Run away, turn away, run away, turn away, run away.
Run away, turn away, run away, turn away, run away.

Cry , boy, cry.





sabato 29 settembre 2012

jo squillo c'è

jo squillo c'è ed è su facebook.

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jo squillo c'è ed è su twitter.

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It was a long night and a tall story 
I nearly died of fright 
Who shot the go go dancer? 
Will we ever know? 
I don't know 

venerdì 28 settembre 2012

il post ibiza

la isla blanca ha stregato tutti.
è stata mia complice nel far ricredere coloro convinti fosse solo un posto per coatti.
mia sorella e mio cognato hanno addirittura perso il volo. loro dicono per un malinteso nel leggere il tabellone delle partenze, ma secondo me non è stato altro che la loro inconscia voglia di restare un giorno in più.
questa sera l'appartamento di carrer muntaner è silenzioso.
siamo rimasti in quattro dei venti che eravamo.
come abili api operaie rimettiamo a posto tutto. pieghiamo i vestiti indossati e tutti quelli che credevamo di poter indossare, come commesse di zara alla vigilia dei saldi.
le valigie sono pronte.
e noi pronti ad uscire.
l'ultimo giro di chupiti al dome.
l'ultimo giro di chupiti all'angelo.
l'ultimo giro di chupiti al soap.
e perchè no, l'ultimo giro di chupiti all'anphora.
siamo già un pezzo avanti quando lo spettacolo del sucia inscena una sorta di baccanale sul palco.
un sacerdote porge del vino ai suoi discepoli che a loro volta lo versano sul corpo nudo di un adone coricato sul tavolo sacrificale della messa.
scatto una foto di me e terri con l'ultimo drink in mano, mentre lei ridendo mi confessa di quanto la scena la faccia arrapare.
sono le cinque del mattino.
spegnamo le sigarette. dico per l'ultima volta al security all'ingresso che sono un terrorista calabrese e che ho bisogno di un security check.
ci infiliamo in dark per cercare la gialla.
ridiamo, e ridiamo chiamandola.
la gialla è in ufficio e distribuisce braccialetti free entry.
è ora di andare.
un taxi ci porta a ritirare le valigie a casa. e poi subito in aeroporto.
scattiamo un'altra foto all'ingresso del terminal.
facce sorridenti. facce che non riavremo così per parecchi giorni una volta  a casa , e soprattutto a lavoro.
salutiamo veronika ai security.
noi tre prendiamo posto in aereo, come all'andata.
e poi, il blackout.

sono ore che dormo profondamente sul divano di casa mia a roma.
ricordo il bacio che la gialla mi ha lasciato sulla fronte, prima che chiudesse dietro di sé la porta mentre silenziosamente abbandonava la capitale.
noi non amiamo i saluti. sono troppo tristi per anime teatrali come le nostre.
io però triste mi sveglio, e come tutti gli anni guardo su youtube il video 'my friend' di groove armada.
potremmo averlo girato noi se fosse solo un pò più hardcore.
la depressione post ibiza è la protagonista.
ci ritroviamo in ogni sequenza, dall'arrivo in hotel, al rimorchio in disco alle cantate a squarcia gola in macchina , all'ingresso in gruppo nei bagni dei club.
e ancora le violente emicranie dei risvegli post-sbornia, i flash back a rallentatore degli after parties, i chupiti al bancone, le chiacchiere in spiaggia e le facce sceme.

e poi lei, che sale sull'autobus dopo l'alienante giornata di lavoro, col le cuffie e con lo sguardo perso nei ricordi dei giorni passati, nasconde con le dita le lacrime che iniziano a rigarle il viso.

io invece le lacrime non le asciugo. lascio che scendano copiose.
i groove armada suonano nelle mie orecchie.

giugno in fondo non è così lontano.


-my friend. groove armada. album:lovebox. anno 2002.

                                Whenever I'm down 
                          I call on you my friend 
                         A helping hand you lend 
                         In my time of need 
                         Whenever I'm down 
                          I call on you my friend, 
                          I call on you my friend 




mercoledì 26 settembre 2012

..e sono trenta !



venerdì. il giorno del mio compleanno.

lo squillo incessante del telefono squarcia il silenzio dell'appartamento di carrer muntaner.
mezzogiorno è passato da poco.
io sono stato l'ultimo a rientrare a casa e per questo dormo in soggiorno.
mi sveglio in una pozza di sudore.
il divano è completamente fracico.
fa caldo, anche perchè dicono ci siano un sacco di zingari dalle parti di figueretas e pare che a volte si introducano nelle case, e per questo eravamo sigillati dentro, col condizionatore spento.
e anche oggi ho dormito due ore.
mi sento così a pezzi che non capisco come mai non sono esploso insieme a tutto il resto, in questo soggiorno che assomiglia a nagasaki post atomica.
ah il telefono squilla ancora.
cazzo mia sorella è arrivata ad ibiza.
mia sorella.
ibiza.
no.
mia sorella ed ibiza non possono stare nella stessa frase.
giallaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa svegliaaaaaaaaaaaaaa dobbiamo andare in aeroporto.
giallaaaaaaaaaaaaaa daiiiiiiiii.

<< rewind.

giovedì notte. mezzanotte e trenta. il giorno del mio compleanno.

seis chupitos de hierbas por favor.
happy birthday to you. happy birthday to you.
otro sitio. otra copa !
happy birthday to you. happy birthday to you.
dos vodka con lemon. un vino blanco. dos cervezas. e tu non prendi niente?
un altro giro di chupiti allora.
ragazze voi andate al pacha.
noi gay come genere di ragazze andiamo all'anphora. da soli.
un altro giro di chupiti al banco.
la gialla intreccia pulseras più fitti dei cruciani nella dark.
anto fa la first lady dell'anphora con il principale PR.
io mi faccio cantare happy birthday più volte da una coppia di amsterdam mentre il sole sorge sulla loro terrazza affacciata sulla baia.
sono già le otto.
non importa, cantate ancora.

>>forward.

venerdì notte. il giorno del mio compleanno.

siamo al dome. il bar che scoprii tre anni fa in una delle vacanze più belle nella isla blanca.
il dome si trova su calle alfonso XII alla fine della calle della virgen, incastrato sotto i bar  gay cui si arriva attraverso la rampa di scale che costeggia le vecchie mura di dalt vila.
 il dome è speciale soprattutto per anna maria, che da trent'anni segue gli eventi e le pubbliche relazioni delle serate che hanno reso storica l'isola.
è anna maria a portarmi la torta con le candeline accese mentre intona insieme a tutti un feliz cumpleano.
sono felice.
i miei amici di londra ridono chiassosamente con i miei vecchi amici della calabria incontrati solo un giorno prima. è persino arrivato da milano uno dei miei grandi pilastri che non se l'è passata per niente bene negli ultimi anni. mi ha emozionato.
mia sorella chiacchiera , ride, sembra felice. la chiamano la kardashian stasera.
si sono incontrati dei mondi che non avrei mai pensato potessero incrociarsi qui ad ibiza.
la passa calle del supermartxe sfila favolosa.
e io sono supermarcia come genere di ragazza.

>play.

venerdì pomeriggio. spiaggia di ses salinas. il giorno del mio compleanno.

amo il silenzio durante le giornate ad ibiza.
amo la pace e la tranquillità. preferisco ascoltare il rumore del mare. non mi va neanche di parlare di solito. mi piace addormentarmi, e svegliarmi che il sole sta calando, come fanno tutti qui del resto.
ma oggi no.
oggi compio trent'anni.
la musica del sa trinxa fa ballare anche il culo più fossilizzato.
le caraffe di sangria blanca non si contano. il sole sembra oro . vedo solo sorrisi intorno a me.
rotoliamo nella sabbia bianca. corriamo in acqua come bambini.
facciamo foto di gruppo come nella gita della scuola media. c'è sintonia. c'è energia. la sento.
mi sdraio e li guardo, i miei amici.
li guardo come nella scena a tavola di saturno contro.
vedo le loro personalità; le riconosco. così diverse eppure..
ho mia sorella a pochi centimetri da me. è il mio orgoglio più grande in questo istante.
mi sento importante ad essere collante di tutto questo. mi sento fortunato.
sono io che li ho portati fin qui.
eppure non ci sono tutti. il pensiero per un pò va a quelli che ho perso. a quelli che non mi hanno capito.
forse a quelli che io non ho capito e a cui sono inevitabilmente legato lo stesso.
vorrei fossero qui.
vorrei poter vedere i loro sorrisi, veri e sinceri come quelli che vedo adesso.
vorrei poter dir loro che non è cambiato nulla.
vorrei poter gridare aiutatemi a ricucire.
il mio cuore in fondo è sempre lo stesso.
sono sicuro che  anche loro mi avranno pensato un minuto.

il cielo diventa rosa sul mare.
si tinteggia persino di rosso mentre cala sulle saline.
vedervi camminare in questo spazio mi fa sentire libero.







martedì 25 settembre 2012

sono molto troya come genere di ragazza



ad ibiza il tempo pare dilatarsi.
non c'è più un'ora per la colazione, per il pranzo o la cena.
l'unica cosa che devi ricordarti è a che ora e che giorno avrai il volo di rientro. e per questo sarai abbastanza scaltro da impostarti una sveglia qualche ora prima.
una ford fiesta blu metallizzato si aggira impazzita per le calle di eivissa.
a giudicare dalle urla che accompagnano anna oxa che canta dall'impianto stereo 'è tutto un attimo' non direste mai che a bordo ci sono due italiani, un australiano, un inglese e una slo-vacca.
attraversa la strada il primo bono con l'acido lattico che ancora pulsa sotto una  pelle nordica dorata dal sole.
la fiesta si ferma d'improvviso, si aprono contemporaneamente tutte le porte e parte l'applauso, forte sincronizzato, felice.
è così che viviamo l'isola; sceme come genere di ragazze; in questo fluire del tempo che sembra non esistere. lento e inconsapevole.
l'appartamento al numero 48 di carrer muntaner che si affaccia sullo strapiombo di los molinos è particolarmente movimentato stasera.
di fronte a noi una formentera non distante che sembra dirci 'tanto lo so che non avrete mai la forza di allungarvi fin qui'.
la musica è alta, i dirimpettai ci salutano dal balcone, le bottiglie di vodka si mescolano a redbull zero, la camera da letto assomiglia più ad un souk marocchino che ad altro, e si ride per ogni outfit che proponiamo per la serata.
il trucco colato sui volti maschili, la quantità di accessori di pelle nera che si aggira in soggiorno , i collant strappati e la carica energica che indossiamo, fanno da orologio questa volta.
è mercoledì.
la noche de la troya.
sono quasi vent'anni che la famiglia della troya festeggia la sua presenza sull'isola il mercoledì.
notte di libertà sessuale, notte di magia e notte di esagerazione.
la troya è viva, consapevolmente sporca ed emancipata.
ti rapisce e ti coinvolge.
non puoi non essere te stesso in un posto in cui la peggiore caricatura di te diventa spettacolo.
mi sento perfettamente a mio agio con gli occhi truccati di nero sbavato, un cappello da esercito comunista cinese , i guanti in pelle e due rubini zirconati alle orecchie.
è la festa della gente di ibiza.
e ci sentiamo un pò parte di questa grande famiglia.
le ore sono minuti e senza sapere come siamo catapultati ad un after party.
mi sembra che non sono mai uscito di casa quando le bottiglie di prosecco vengono stappate a profusione a bordo piscina.
es la noche de la troya. el miercoles en ibiza.
anche se probabilmente è pomeriggio inoltrato.
del giovedì.






lunedì 24 settembre 2012

la isla blanca



l'estate non mi ha mai portato grossa fortuna. nonostante quella merda di paolo fox non faccia che predicare da anni la fortuna delle vergini a partire dal mese di agosto. per questo ho deciso di chiudere ogni mio rapporto col signor fox, dall'appuntamento a mezzogiorno su raidue all'app dell'iphone.
e poi mi ero ripromesso che questa sarebbe stata l'estate più top di tutti i tempi e invece..
la mia ultima estate da ventenne. il due ricomparirà solo tra due anni e poi altri dieci  e poi ancora dieci e poi basta credo.
a trent'anni farai i conti con quello che hai combinato.
a trent'anni farai il punto sulla tua vita.
a trent'anni ti farai domande sull'amore, sui soldi, sui figli.
a trent'anni comincerai a sentire che non ce la fai piu con certi ritmi.
a trent'anni la sbornia te la porti dietro per giorni.
a trent'anni inizi a pensare al botox.
cazzate?
allora perchè piango con l'estratto conto in mano, mentre  rutto  fegato per la bottiglia di vino dell'altro ieri, con la fronte immobile per il botox fatto una settimana fa, con un mal di gola feroce e la paura di non riuscire a sostenere adeguatamente una settimana di ferie al mare.
già perchè ho aperto da poco gli occhi per un messaggio vocale della gialla.
'hola amiga. poche ore e ti raggiungerò.hasta luego!!'
stiamo andando ad ibiza come genere di ragazze.
festeggerò i miei trent'anni nella isla blanca.
mah si.
dai gialla aiutami a spingere tutti i pensieri in questa valigia. io mi ci siedo sopra e tu chiudi. veloce dai!
noi siamo favolosi come genere di ragazze, nessuno vedrà mai le nostre preoccupazioni, nessuno saprà mai abbastanza di noi.
noi andiamo ad ibiza e siamo top. passami quella maglietta tutta strappata che la metto allo space.  butta dentro tutte quelle minchiate che ci scassiamo quando ce le proveremo la sera. e fammi un vodka cola .
erica tra quando arrivi? porta un'altra bottiglia di vodka che siamo rimasti senza.
siamo in tre adesso.
il più sobrio indossa tacchi alti e ferma-capezzoli. e basta.
tutti e tre spingiamo sotto il letto il valigione di pensieri. lo apriremo al ritorno. adesso siamo solo noi e le nostre demenze a partire.
cappuccini corretti al baileys e siamo i tre passeggeri più fastidiosi del volo.
facciamoci una foto daiiii. ma che bbono quello dietro! gialla fagli segno che me lo porto in bagno! ericaaaaa la vuoi una zuppa??? thick and creamyyyy mmmmhhhhh thick and creamyyyy!!! ma quanto ce piasce thick and creamy!
abbiamo iniziato la discesa su ibiza. si vedono chiaramente tutto il litorale di es cavallet, ses salinas , secondo me si vede persino bene il dc10.
restiamo zitti.
ci sono dei posti a cui sei legato e non sai nemmeno il perchè.
sarà forse perchè avevo solo diciotto anni quando sono atterrato qui per la prima volta, o sarà perchè a ibiza si respira aria di libertà e io mi sono sempre sentito a casa in questa atmosfera.
io la amo quest'isola.
è come se avvertissi la presenza di tutti i segreti che cela. è come un teatro. un enorme varietà fatto di piccoli nascondigli di paradiso e di grandi e vistose esagerazioni.
dicono che la normalità passi attraverso la visibilità.
nella isla blanca tutto è molto visibile, così che non farai molta fatica ad abituarti. sarà molto più difficile abituarti al rientro alla vita normale che alla presenza costante di gente spettacolare.
una ventina di amici mi raggiungeranno per la mia festa di compleanno.
so già che molti di loro porteranno con sé il pregiudizio di chi su quest'isola non c'è mai stato.
lo lasceranno qui. non lo riporteranno indietro .
ne sono certo.
siamo da qualche ora sull'isola.
abbiamo trovato il coraggio di scendere per la ripidissima scogliera che porta alla spiaggetta di los molinos. un angolo di meravigliosa tranquillità alle spalle della città.
riposiamo e prendiamo il sole.
oggi è mercoledì.

questa notte è la notte della troya.

martedì 28 agosto 2012

Chi l'ha visto?


nessuno sa più dove sono andato a finire.
qualcuno dice di avermi visto blaterare scalzo e ubriaco tra le stazioni della metro spagna e barberini a proposito degli anni passati a milano tra feste ed esagerazioni.
qualcun altro crede che io non sia mai uscito vivo dal panorama bar e che quell'ultimo post sia stato scritto dal mio killer: un ex ss di novantotto anni di cui da tempo seguivo le tracce e che spacciava speed nei bagni del berghain.
altri invece sostengono che al panorama bar io abbia avuto un'illuminazione; una specie di visione celestiale della madonna, una nuova 'lucia dos santos' di fatima come genere di ragazza. E da lì i voti in un convento della foresta nera tedesca, dove custodisco l'ultimo segreto della trinità.
qualcuno è sicuro che io sia tornato a casa, da mamma, e che io sia ingrassato talmente tanto da essere rimasto bloccato da mesi su una poltrona dinasty xl comprata da una televendita di mastrota pre-beautiful.
e c'è sempre chi sostiene che il braccio trovato all'interno dello squalo tigre al largo di miami sia il mio.
così come chi è sicuro che l'accentuarsi delle rughe della fronte con l'avvicinarsi dello scoccare del trentesimo anno di vita mi abbia fatto impazzire e scappare in iran nascosto dal piu casto dei chador.
le storie sono tante, dal soffocamento con l'oliva di un martini ad un party a manhattan al cambio sesso a san paolo.
qualcuno invece è certo che sia stato proprio io a mettere in giro tutte queste voci : dicono che l'universo abbia finalmente fatto vedere il suo potere e abbia abbagliato l'ingresso di un tabacchi su viale di trastevere.
pare che lì io abbia comprato un gratta e vinci da venti euro.
e poi nessuno ha saputo più niente.

martedì 12 giugno 2012

panoramiche come genere di ragazze.



appuntamento all'una alla fermata della metro di alexander platz. cosi che io e angelo ci mettiamo d'accordo per incontrarci a berlino, sabato notte, cosi, senza uno straccio di telefono. anni novanta come genere di ragazze.
ci becchiamo quasi un'ora piu tardi quando ormai pensavo che sarei andato al berghain da solo.
due birre e siamo sul treno che ci porta alla stazione di ostbahnof.
sono le tre di notte a berlino. tra noi e l'ingresso del berghain una fila lunga un kilometro. una fila silenziosa ed ordinata. perfettamente tedesca.
di fronte a noi una dismessa centrale elettrica comunista che segna il confine tra il quartiere della berlino ovest kreuzBERG e quello della est friedrichsHAIN. da qui il nome berghain.
un'ora di pazienza e siamo ad un passo dall'entrare.
di fronte a noi tre ragazzi, nord-europei, alti biondi e ben vestiti. sono loro ad affrontare prima di noi sven.
sven marquardt e` un affermato fotografo, ma la sua fama e` nota ai piu` come il doorman del berghain.
e` bastato un suo cenno, e il buttafuori rifiuta l'ingresso ai tre ragazzi nordici, che allibiti ma educati svoltano a destra nella walk of shame dei rimbalzati da sven.
siamo un po' preoccupati. ci sentiamo molto ad un casting come genere di ragazze.
parliamo in inglese. angelo mi dice 'noi co ste facce entriamo sicuro'.
ho di fronte sven. ha la faccia tatuata. piena di piercing e anelli con teschi alle mani. io sorrido. lui ci lascia passare.
non ho la minima idea di quale sia il criterio della selezione ma capisco subito che il turista sara` tra i primi eliminati. quando il buttafuori trova nella mia borsa il biglietto aereo che di li a poche ore mi avrebbe riportato a roma, insiste perche` gli consegni la macchina fotografica. al berghain c'e` il divieto assoluto di fare foto o filmati. al berghain non esistono liste in riduzione, ingressi vip o privee. al berghain non ci sono sponsor. il concetto che popola questo club, e` quello di uno spazio sicuro dove potersi sentire confortevolmente liberi. al berghain non ci sono specchi da nessuna parte.
la grande pista centrale che ospita mille e cinquecento persone ha un`impiato audio che ti attraversa il corpo. e` pura techno. e` berlino, nient'altro che berlino. decadenza ed edonismo. labirinti. buio pesto.
la club culture a berlino e` unica al mondo. si sviluppa con la caduta del muro, quando l'esplorazione di berlino est da vita alla liberta` artistica, quando l'assenza delle autorita` contribuisce alla nascita di una scena gay estrema, quando le warehouses industriali diventano luoghi per la sperimentazione musicale.
da questo immenso spazio  sale una scala in ferro che porta al livello superiore.
sofie ci aveva avvertiti: 'don't get lost guys, time runs differently when in panorama'.
il panorama bar e` un viaggio nel tempo verso un'epoca in cui la gente si divertiva davvero. installazioni artistiche al neon, enormi fotografie di wolfgang tillmans intorno al bar, e altissimi finestroni che danno su berlino est. niente animazione. nessuna frociata.
la musica e` di un genere che non hai mai sentito prima. e` minimal house. e` elettronica. e` vintage. e` tutto e non e` niente. non puoi puoi smettere di ballare.
e quando ormai sei dentro lo spirito del panorama e il sole e` gia` alto, che le persiane dei finestroni si aprono tutte contemporaneamente. a tempo con la musica.
non ho mai visto un posto piu intenso di questo.
ho sentito dire che ai dj si riempiono gli occhi di lacrime mentre suonano al panorama bar.
io e angelo ci guardiamo e sorridiamo.
una chiacchiera nel bagno. uno shot di jegermeister.
non ce ne siamo neanche accorti.
siamo gia` persi nel panorama.

www.myspace.com/berghainpanoramabar
www.myspace.com/panoramabar
www.youtube.com/user/panoramabarmusic
https://www.facebook.com/panoramabarmusic?ref=ts



domenica 10 giugno 2012

io, erica e l'oceano.

"guidando riflettevo e ho pensato: ti do tempo questa settimana per scrivere un altro post o non ti stimerò più allo stesso modo. sono molto aut-aut come genere di ragazza".
è passata molto più di una settimana da quando erica mi ha minacciato, e io non ho scritto lo stesso.
mi viene da piangere da quanto sono stanco, sta sveglia alle sei e mezza non ci voleva, oggi che potevo finalmente dormire.
ho lasciato cinque anni di salute a berlino, a londra venticinque credo. non recupererò mai più. troveranno il mio corpo domattina, accasciato alla fine di una profonda discesa che dal bairro alto porta giù al fiume.
eh già, perchè sto andando a lisbona.
meno di dieci minuti ed erica passerà a prendermi.
se non avranno trovato prima il suo corpo accasciato sul volante dell'auto per un colpo di sonno da stanchezza arretrata di dieci anni.
mah sì ! maccheccefrega...
invio messaggio a paulo, il proprietario della casa che ci ospiterà per due notti nel cuore del bairro. spengo il telefono, e siamo io ed erica che ci sistemiamo in aereo come se non aspettassimo altro che dormire le due ore e cinquanta che ci condurranno a lisbona.
lei è stata in grado di sfruttare ogni singolo minuto, dormendo fino a che il tassinaro non dice "chegamos" e siamo nel mezzo di rua da rosa, nel bairro.
paulo ci ha dato appuntamento alle due del pomeriggio, e sono solo le undici.. e noi abbiamo bisogno di vedere l'oceano adesso.
ci sono delle volte in cui le cose semplicemente si incastrano perfettamente e capitano in risposta a quello che stai desiderando in quel preciso momento. è così che senza sapere come conosciamo l'indianino del negozietto poco più avanti. un amico di paulo. lo chiama per noi. due minuti dopo siamo nel suo retrobottega a cambiarci per il mare e a lasciare le nostre borse li. paulo ci avrebbe fatto trovare  le chiavi di casa lì in serata.
quattro birre e trecento polpette di bacalau dopo e siamo sdraiati al sole.
ridiamo per non so quanto, finchè il vento e il rumore delle onde non ci addormentano.
siamo solo noi. io, erica e l'oceano.

il giorno dopo ci svegliamo alle quattro del pomeriggio. il tempo è grigio. la nottata è stata spesa ad assaggiare i mojito di tutti i bar, a parlare inglese, spagnolo e un portoghese improvvisato con un milione di persone che poi ci salutavano come se ci conoscessero da una vita intera.
siamo in una casa di qualche secolo fa, soffitto altissimo, pavimenti in grossi listoni di legno grezzo e vecchio, pezzi d'arredo vintage anni settanta misti a graffiti da street art sui muri.
è in questa casa, al 161 di rua da rosa che nascono le migliori scoperte.
poco più tardi il tempo vola tra le candele accese, gli altissimi balconi spalancati sul bairro, le bottiglie di vino verdhe, la musica e le chiacchiere con le nostre coinquiline.
italia, cina, germania e olanda si incontrano in un lungo pomeriggio che si conclude molto oltre la mezzanotte.
idee sul cinema, sulla club culture, sui viaggi, sull'europa, sulla politica dei nostri paesi si scambiano e si accompagnano all'ipod di annette che ci suona i migliori dj set di berlino e colonia.
io ed erica ci sentiamo incredibilmente ricchi nel vivere questo momento indimenticabile.
è ora di scendere ancora  tra le strade del bairro.
abbandoniamo i discorsi importanti e ci mescoliamo alla folla.





domenica 6 maggio 2012

mi sento molto cresciuto come genere di ragazza ( a miami)

  - lo vuoi il caffè?
  - mmhh no no..

esattamente tre minuti dopo.

  - ho fatto il caffè, lo vuoi il caffè?
  - no pà sto dormendo per favore..

passano altri due minuti all'incirca.

  - hai caldo? lo vuoi acceso il condizionatore? sei sicuro che non hai caldo? ho fatto il caffè..

sono circa le sette del mattino ed è il terzo giorno che il rituale si ripete identico e puntuale.
la cosa più assurda è che siamo a miami beach e solo cinque ore prima io  stavo finendo il mio quinto margarita.

esattamente un anno fa mi trovavo con i miei a pechino e la mia intolleranza e l'estrema pesantezza di mio padre scatenarono una violenta discussione nel bel mezzo di un hutong, un quartiere popolare cinese.
mia madre addolorata accanto a un banco di cotolette di gatto, mio padre inferocito tra mille cinesi che compravano radici miracolose, e io con lo sguardo vuoto con in mano una vaschetta di dim sum che ripeto a me stesso 'mai più, mai più'.

quest'anno però insieme a tutti gli shorts, i costumi e le t-shirts ho messo in valigia una buona dose di pazienza e di tolleranza.
mio padre ha quasi settantaquattro anni, ha voglia di visitare il mondo per paura credo di non avere più molto tempo per farlo, e io sono la persona che può aiutarlo a farlo.

quindi mi alzo vado verso il bagno, il caffè è ovunque sul pavimento. respiro. infilo le infradito e gli occhiali da sole e prima che io possa dire qualsiasi cosa lui dice:

  - e manco la faccia ti lavi?

un anno fa la mia risposta sarebbe stata macchettefrega se non mi lavo la faccia quando è dalle sei che rompi le palle!
quest'anno invece accenno un sorriso, nonostante la bile stia liquefacendo il fegato e lo stomaco, e dico:

- no papà, ho bisogno di fare due passi, e fumare una sigaretta prima.

faccio il giro dell'isolato. anche oggi la giornata è fantastica.
ho le spalle che bruciano per il sole preso ieri.
attraverso la quinta strada dalla washington avenue: un incrocio enorme che mi fa sentire in america.
poco più avanti all'angolo con la collins c'è mamma  con un copricostume di seta stampata anni settanta seduta ad un tavolino  che beve un caffè.
ridiamo affettuosamente di papà e ci ordiniamo due muffin giganti.

pianifichiamo un salto a downtown, una capatina a little havana, un giretto in barca per sognare tra le case di Jlo, Pdiddy e Al Pacino a biscayne bay, e ovviamente un pò di sano shopping per sfogare tutte le frustrazioni.
per un momento non sono più quello dei cinque margaritas, e non sono più quello degli afterhours in discoteca.

è in questo preciso istante che mi sono sentito grande.

Biscayne Bay con alle spalle downtown
shopping in Collins Av

downtown da Bayside

little havana

shopping in collins av.

downtown skateboarders










venerdì 4 maggio 2012

welcome to miami/bienvenido a miami

et voilà che più di un mese è passato dall'ultima volta che mi sono seduto  a scrivere e neanche me ne sono accorto.
e d'improvviso indosso pantaloncini e infradito, e la finestra resta sempre aperta allo smog e ai venticinque gradi cha battono sui vetri.
vorrei fare un salto indietro però...

è il trentuno marzo, sabato per l'esattezza, i miei genitori stanno dormendo a casa mia con un'amica di mamma, una spagnola settantenne che domani sarà la mia compagna di viaggio sul volo roma miami, mentre i miei genitori si imbarcheranno su un altro volo.
in realtà il volo non è domani, ma tra qualche ora. 
è già domani, nel senso che sono quasi le cinque del mattino di domenica e io sono all'alpheus.
tutto procede come sempre: erica è musica, fabio è impegnato in qualche rissa, due trans si sono prese per i capelli e io sono in giardino a fare i soliti circhi.
tutto procede come sempre fin quando non suona il mio telefono. è salvo allarmato e assonnato che mi dice che i miei sono pronti per partire  e non mi vedono arrivare. 
ansia a palla.
devo correre in aeroporto.
devo andare a miami.
non riesco nemmeno a farmi una doccia cazzo.
la valigia? si la valigia!!! non l'ho neanche finita, merda!
erica!!! ericaaaa!!!! ericaaa portami a casa...finiamo sto vodka tonic e portami subito a casa!!!!

entro in casa di corsa.
ho più alcol che globuli rossi.
mamma, papà e marilo sono prontissimi gia sull'uscio con i loro coordinati valigia, tracolla, trolley, beauty.
non c'è tempo per fare nulla. appallottolo alla peggio quello che ho in giro dopo la bomba scoppiata nel pre-disco e con nochalance mi metto al volante per fiumicino fracico e puzzolente di vodka e fumo.

ho un'imperdibile attitudine al disastro, alla corsa all'ultimo minuto, al caos.
poi mi guardo nello specchietto e mi dico : 'ma quanto sce piasce però' e giù verso l'aeroporto più felice che mai..

ho già salutato i miei che rivedrò tra 12 ore al miami international airport.
e adesso siamo io e lei. marilo. settantatreenne. il figlio ha sposato un'americana, vive a san francisco e possiedono una casa nelle florida keys, arcipelago di isole che si allungano fino quasi a cuba.
staremo lì una settimana. prima però ci fermeremo qualche giorno a miami beach.
a miami beach, io mamma, papà e marilo.
gesù!
il volo ha tre ore di ritardo.
mi addormento per oltre un'ora e mezza a terra, con la bava alla bocca e l'iphone in mano.
marilo è scioccata e mi guarda con disprezzo.
finalmente chiamano il volo.
favolosa come genere di ragazza, prendo posto sul B767 alitalia degli anni ottanta senza schermi in economy. 
per fortuna marilo siede  sette o otto file più distante da me.
non so che probabilita ci sia che su un aereomobile da 250 passegeri io possa capitare seduto di fianco ad un nerone gay di un metro e novanta from miami downtown come genere di ragazza, che passerà tutto il volo  a farmi piedino , ma vi assicuro che è andata proprio così.
ad un certo punto addirittura si preoccupa quando mi vede restare d'improvviso a bocca aperta e con gli occhi sbarrati.
'i just left a club' rispondo. e mi sparo in bocca un bel sonnifero.

mi sveglio undici ore dopo. 
stiamo atterrando su miami.
si vede benissimo fort lauderdale, poi north beach , e poi abbastanza bassi da vedere benissimo south beach.
i colori sono resi vivaci da un sole fortissimo. 
sono emozionato.
neanche due ore dopo sono seduto nel cortile del mio boutique hotel art-deco tra la quarta e washington avenue.
sono le sei del pomeriggio, ci sono 31 gradi, ho ancora su i vestiti che avevo all'alpheus e soprattutto la stessa faccia, e sto già pensando alla serata che mi aspetta.






sabato 31 marzo 2012

vacanze di pasqua a miami.

jo squillo c'è ma è a miami.

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venerdì 23 marzo 2012

..a proposito dell'amore (come genere di ragazza).

driiiiiiiiiinnnnnn driiiiiinnnnnn !!!!!!!!
...la sveglia implacabile mi strappa violentemente dal sonno profondo in cui ero abbandonato. sono sotto shock, mi sento lacerato lungo la schiena, come se stessi fluttuando tra le immagini e d'improvviso mi avessero arpionato la pelle per riportarmi indietro al mio letto, alla mia sveglia, al mio lavoro.
mancano dieci minuti alle cinque, mi alzo in piedi e parte il cronometro. tutto è calcolato al secondo, bagno, vestiti, profumo, orologio, contorno occhi..ho persino comprato dei mocassini che mi permettano di risparmiare una manciata di secondi evitando di allacciare.
venticinque minuti dopo sono seduto in macchina.
mi ci vorrebbe un tasto da trasformer dal momento che sono come al solito incastrato su due ruote nel più improbabile dei parcheggi.
e parto.
ci sono dei giorni in cui sai che devi farlo e allora semplicemente ti aiuti a fare uscire le tue lacrime nella maniera più cinematografica possibile.
non posso mica piangere con 'succo alla pera col gin' dei sottotono.
'up' dei rem sì, 'up' dei rem è l'album giusto.
lo comprai nel natale del novantotto, avevo poco più di sedici anni, e da allora fa da colonna sonora alle mie debolezze.
la traccia è la numero otto. 'you're in the air'.

michael stipe canta di un amore voluto dalle stelle, di un amore che persino il cielo ama.. e io posso finalmente piangere e piangere fino a quando non spegnerò il motore e rivestirò il mio sorriso.
un mese è passato da quando il mio amore si è distrutto.
da quando le stelle hanno smesso di brillare e io ho smesso di respirarle.
nessun messaggio di buongiorno, nessuna buona notte a rassicurarci.
dio solo sa quanto la mia anima ha sofferto e quanto dentro di essa c'è degli ultimi tre anni.
parcheggio con una mezza manovra.
spengo tutto.
un enorme sospiro e tutto questo resterà chiuso in macchina; fino a quando non lo lascerò uscire fuori rientrando a casa, coi finestrini abbassati e i moloko a palla.
i miei mocassini senza lacci toccano l'asfalto.
ho bisogno ancora di musica.
Bono vox mi accompagna e mi canta ..baby don't cry..
ed io lo so.. l'amore tornerà proprio come la sua canzone.
'electrical storm'.
ed io lo voglio così.


you're in the air -  R.E.M. - album: Up. 1998

"Brighten the stars
The weather is lifting
The heavens love
A love like this
It's pulling you higher
Twist it and turn this around
It lights from within
It dribbles your chin
Now brings a smile
I'm lost again
I'm lost again

I'm what you found
I'm upside down
You're in the air
You're in the air
And I am breathing"


electrical storm - U2 - Album: the best of 1990-2000. anno 2002


"Let's see colors that have never been seen 
Let's go to places no one else has been 

You're in my mind all of the time 
I know that's not enough 
Well if the sky can crack, there must be some way back 
To love and only love 

Electrical Storm 
Electrical Storm 
Electrical Storm 
Baby don't cry "

lunedì 19 marzo 2012

il seicentosettantesimo giorno (come genere di ragazza).

un paio di mesi e saranno due anni che vivo a roma. sono circa seicentosessantanove giorni che non faccio che lamentarmi di quanto milano sia meglio di roma. seicentossesantanove giorni che mi commuovo alle parole zafferano, zola e cotoletta. seicentosessantanove giorni che mi chiudo in bagno di nascosto e aprendo tutti i rubinetti dell'acqua calda e senza tirare lo sciacquone faccio finta di essere sui navigli in un giorno di nebbia. seicentosessantanove giorni di incazzature al volante e parcheggiatori abusivi. seicentosessantanove giorni di rutti al sapore di fegato per la macchinetta coi numerini completamente inutilizzata al banco salumi, in panetteria, alle poste, e all'ambulatorio del dottore. seicentosessantanove giorni di cacche di cane sui marciapiedi, di sgomitate sul bus, di disgusto per le scarpe che si vedono in giro e orrore per le meches delle donne di tutto il vicinato. seicentosessantanove giorni di turisti tedeschi e americani coi calzini di spugna e birkenstock. seicentosessantanove giorni di maritozzi alla panna e rimpianti.
oggi no.
mi sveglio alle undici.
spalanco la finestra del soggiorno e inspiro a pieni polmoni le polveri sottili che arrivano da quirino maiorana intasata dal traffico.
espiro e mi sembra quasi di essere in montagna inebriato dall'odore di pino silvestro.
preparerò un mini brunch.
scendo di corsa per fare la spesa; il pianerottolo del primo piano addobbato come le sale d'attesa con la statua della madonna degli ospedali del sud, mi sembra addirittura feng-shui.
due chiacchiere con la signora della scala G sui pomodori ripieni che ha fatto domenica, un saluto veloce alla focacciara che mi urla che oggi ci sono le polpette al sugo, e mi ritrovo a costeggiare la favela di zingari che occupa tutta l'area dei binari di trastevere fino al supermercato.
mi sento come se stessi passeggiando su rodeo drive, il supermarket mi sembra la food hall di harrods, e il traffico mi sembra quello della fifth avenue.
nelle orecchie un pezzo di oliver koletzki che mi ha accompagnato in un week-end durato quattro settimane.
oggi è il seicentosettantesimo giorno da quando ho lasciato milano, sto vivendo una vita che mi assomiglia, e da domani smetto di contare.
mettetevi le cuffie, alzate al massimo, godetevi il pezzo e soprattutto ballate.



giovedì 15 marzo 2012

oggi sono molto sensitivo come genere di ragazza.

si dice che uno dei segnali premonitori a precedere una crisi sismica, sia la frenetica agitazione di animali da cortile come cani, gatti, polli e mucche.
improvvisi abbassamenti del livello del mare sembrano preannunciare imminenti tsunami.
addirittura pare che proprio quella mattina del ventinove agosto duemilacinque, prima che l'uragano katrina devastasse new orleans e colpisse la florida, una flotta di UFO fosse stata filmata sullo stato del messico da  dove l'uragano iniziò a formarsi.
ok, esistono quindi segnali premonitori alle catastrofi.
quando mi accorgo che le bustine del caffè sono finite proprio quando ho appena tirato via dal microonde la tazza d'acqua bollente, in un momento in cui tutto ciò che desidero è farmi coccolare, rigenerare e confortare da un'enorme tazza di caffè americano, capisco che sono in grado di riconoscere i segnali premonitori della mia personale catastrofe.
mi sono svegliato di soprassalto nel cuore della notte, sognando di avere un rapporto sessuale con mara carfagna.
questa mattina ho aperto gli occhi con il concerto filarmonico e frenetico di tutte le cose che salvo stava toccando e spostando e sbattendo in casa da circa due ore.. ma la cosa che mi ha fatto venire i brividi è che mi sono alzato e gli ho detto buongiorno.
l'americano manca, le moke sono sporche, l'acqua è finita.
un piccolo herpes spunta sul labbro inferiore e se quindi finalmente incontrassi il mio principe azzurro al pam, farò finta di non vederlo e mi nasconderò dentro lo sportello dei surgelati.
inizio a respirare affannosamente quando mi viene in mente che ieri ho mangiato una pizza subito dopo pranzo...
e poi di nuovo oggi ho cantato amoremidai di paola e chiara con gli occhi gonfi di lacrime.
no qualcosa sta per succedere.
ho paura.
sento aumentare la temperatura; penso all'autocombustione, al poltergeist o alla psicocinesi.
l'occhio mi cade sul calendario.
oggi è giovedì quindici marzo.
quindici.
oggi c'è lo scarico della carta di credito.
catastrofe!



martedì 13 marzo 2012

piccole winx crescono.



chi mi aspettava alla stazione di trastevere?
facciamo un salto di parecchi anni indietro nel tempo...

ho quattordici anni, frequento il primo anno del liceo scientifico, porto degli occhiali osceni e sono semiconsapevole di essere una winx.
mia sorella ne ha più di 20 e il suo migliore amico si chiama ugo ed è già una winx affermata.
ugo viene spesso a casa e mi aiuta con l'inglese. io sono felice quando ugo viene a casa perchè mi piace ascoltare i discorsi che fanno con mia sorella e posso così sognare di migliorare i miei poteri da winx così da poterli esercitare al meglio anch'io un giorno come lui.
il migliore amico di ugo si chiama gianluca.
gianluca non è semplicemente una winx, è la regina incontrastata delle winx dell'intera costa jonica.
io lo conosco da sempre perchè tra di noi c'è una certa parentela, a dimostrazione che negli alberi genealogici delle winx c'è un certo patrimonio genetico che si ripete.
a diciassette anni sono ormai consapevole di avere certi poteri tanto che molto spesso faccio fatica a reprimere le ali sotto le t-shirts oversize. ogni volta che incontro ugo e gianluca leggo nei loro occhi l'approvazione e la malizia di chi sa che le piccole winx stanno crescendo.
una volta ho persino raccontato in una fresca sera d'estate di essere stato abbordato a londra durante la mia vacanza studio da un pakistano di 37 anni. poi ho visto nell'espressione di mia sorella lo sgomento e la paura dei miei poteri paranormali e ho capito che non era il momento di essere ancora una winx.
ho poco meno di 20 anni; in mano ho una caipiroska alla fragola, nell'altra una merit, e sono ad un aperitivo in spiaggia. di fronte a me ugo, che ascolta divertito tutte le mie imprese  con le winx a milano.

siamo di nuovo a roma. è sabato dieci marzo e il campanello dell'appartamento in cui vivo suona  a ripetizione.
è in corso una festa, la musica è alta, i drink sono tanti e le winx pure.
sono cambiate tante cose e intorno a me non c'è nessuna delle persone che mi sono state vicine in tutti gli anni meravigliosi passati a milano.
ugo e gianluca però ci sono.
e io mi sento forte come all'interno di una famiglia.

se venerdì alla stazione di trastevere sembravano fossero ritratti dallo scatto perfetto alla Harper's Bazaar di Richard Avedon, adesso vedo uscirli da casa mia con i colpi di flash crudi e senza vergogna di un maestro come Steven Meisel.

love you guys.





lunedì 12 marzo 2012

l'avvento

l'aria è frizzante.
nonostante i nuvoloni neri che stanno giusto adesso passando sopra di noi.
un debole tramonto riesce persino a tinteggiare tutto di rosa.
la città freme.
dai balconi del  lugubre palazzo anni sessanta di via caselli sono state stese con fervore le coperte ricamate a mano.
i negozianti qui sotto ossequiosamente lanciano confetti e monetine.
le bambine del quartiere, coi loro vestitini a bretelline tutti pieni di merletti, saltellano sorridenti spargendo petali di rosa dai loro cestini in pan-dan con le coccarde sulle codine.
e mentre le signore più anziane friggono cullurielli a più non posso, gli uomini aprono le botti di vino dell'annata migliore.
i  fiori si sprecano. solo per tutti i tulipani arrivati dall'olanda avremo tasse più alte nel 2013.
l'appennino centrale italiano è stato completamente disboscato per la fabbricazione di tonnellate e tonnellate di coriandoli.
sono addirittura arrivati i lupi dalla sila increduli per ciò che stava accadendo.
no no non si stanno celebrando i funerali della ratzinger e roma non sta vivendo un nuovo giubileo.
madonna non canterà gratis in piazza , e non si sta festeggiando la fine della crisi economica con l'arrivo  al governo dei radicali.
un solo sms: siamo arrivate.
abbandono il tapis roulant e credo che per un momento tutto si fosse fermato.
esco di corsa dalla palestra, salto in moto senza nemmeno pensare che ho su degli hot pants ed è il nove di marzo e corro alla stazione di trastevere.
la gianicolense è addobbata come per la festa di santa rosalia.
le colombe impazzite seguono la moto e credo di poter dire che persino una stella cometa dall'alto ci stesse indicando il punto esatto dove le avremmo trovate.
e loro di fatti sono lì.
neanche una ruga d'espressione a indicare sul loro volto il lungo viaggio affrontato.
quasi eteree, in un voguing perfetto, una con il coordinato trolley/beautycase sembra posare per la campagna pubblicitaria di  versace travel bags; l'altra in un "pull your chicks in" degno della migliore christy turlington nel calendario pirelli del novantacinque.
un abbraccio ed è tutto come se gli anni non fossero mai passati; siamo di nuovo tutte e tre insieme.
le colombe ci riaccompagnano a casa;
la stella cometa si nasconde dietro il tetto.
il cielo rosa lascia  spazio alla notte.
e come dice la bertè "la notte la notte è cattiva e ogni volta ci prende così..."
che genere di ragazza mi sento?
felice.




martedì 28 febbraio 2012

oggi sono molto hijab come genere di ragazza.


ho perso 5 kg. finalmente posso togliermi il burqa e passare a qualcosa di più soft..non so un hijab  stampato o di seta cangiante..almeno fino a quando non avrò buttato via gli altri 5 e rinnegare finalmente allah..
certo che è dura fare finta di essere una musulmana.. o forse no?
beh effettivamente ora che ci penso i pro sono molti:
- nessuno si accorgerà che sei ingrassato; certo nessuno escalmerà come ti trovo bene, ma di sicuro nessuno ti guarderà con gli occhi falsi di chi dice -mah si sei solo un pò gonfio;
- la mattina te ne sbatti le palle e con tutta la nonchalance del mondo te ne esci col pigiama sotto e con un topo morto in bocca (tanto il velo farà da filtro);
- se fa freddo non compri più cappotti e imbottisci il burqa con una coperta; se fa caldo te ne esci bello fresco con niente sotto e una bella spalmata di talco al mentolo;
- potrai entrare nel posto più affollato del mondo e basterà ripetere ossessivamente tic tic che intorno a te avrai il vuoto;
- e soprattutto se hai fame puoi nascondere sotto la peggiore schifezza e nessuno lo saprà.
madonna ma ci pensiamo a quanti luoghi comuni ci sono intorno al musulmano?
siamo tutti convinti che ci sia un solo tipo di musulmano e un solo modo di intendere il corano.
come se i cattolici fossero tutti uguali, e considerando i begli esempi di estremismo cattolico che troppo spesso hanno attraversato la storia e ancora l'attraversano, ho grosse difficoltà a pensare quale sia il male minore.
non ho grosse esperienze in fatto di paesi musulmani se non il verduraio sotto casa, un viaggetto in marocco e un tour della malesia passando per il qatar.
non so che tipo di mafia araba-agricola ci sia a roma ma fatto sta che tutti i verdurai sono marocchini, tunisini, algerini o egiziani. hanno sempre la musica a palla e nella maggior parte dei casi trattasi di laura pausini o tiziano ferro. sono sempre gentili e sorridenti (nonostante il sorriso a fisarmonica) e hanno dei prezzi stracciati.
a milano ho vissuto per più di un anno in via padova vera e propria succursale dell'islam in italia. che dire..io mi sentivo la regina del nilo.
a marrakech un gruppo di ragazzini a cui ho chiesto un'informazione mi hanno seguito fino all'ingresso del ristorante cercando di estorcermi soldi, cento euro per l'esattezza; effettivamente stavo per entrare in un banchetto marocchino da mille e una notte dove il più pezzente aveva 5 auto parcheggiate fuori..ma tutti quelli che sono stati derubati a napoli hanno mai pensato di dare la colpa alla religione?
a doha in effetti ho visto tanti chador, e tanti burqa aggirarsi come in una rappresentazione cinematografica: si intravedevano unghie smaltate perfettamente con l'ultimo particulier di chanel , e mani ingioiellate che trasportavano hermes, bottega veneta, dior e gucci..

e poi la malesia, la vera scoperta dell'altra faccia dell'islam.
attraversavamo il centro dell'isola di langkawi in macchina, in piena foresta tropicale, alla scoperta dei posti più solitari e sconosciuti.
ci accompagnava su entrambi i lati una fitta vegetazione dal verde intenso e acceso. era bello anche solo guidare.
qualche scimmia e qualche cobra nero dopo, e fame e sete iniziarono ad assalire me e il mio compagno.
se c'è una cosa che so fare benissimo è attivare il radar nella ricerca di cibo.
qualche kilometro più avanti e sul ciglio destro della strada un banchetto all'aperto con musiche e abiti tradizionali.
parcheggio ed entriamo: un uomo coi baffi in polo verde mela e con la stampa della pubblicità di una società di pneumatici, marsupio in vita e ciabatte di gomma ci accoglie. è il padre dello sposo e fierissimo ci invita ad unirci al banchetto. intorno a me persone sorridenti, nessun alcolico ma acqua di rose e tanta roba da mangiare sapientemente preparata dalle parenti della sposa.
non mi sono mai sentito tanto  a mio agio e tanto ben voluto.
abbiamo assaggiato tutto, mangiato con le mani , posato con gli sposi, discusso sulle ricette , e chiacchierato a lungo.
prima di salutare tutti e guadagnarci l'uscita riceviamo in dono le bomboniere piene di leccornie e uova sode simbolo di fertilità
sopra c'era scritto terimakasse , che significa grazie.
il luogo comune è la negazione di cultura.